di Donato Catalano
Chi in una lotta riduce l’avversario a terra, può già prefigurarsi ragionevolmente la vittoria?
Di sicuro, trovarsi a terra o con le spalle al muro nell’impossibilità di agire è una condizione di grave svantaggio non auspicabile per nessuno.
Cosa direste se, dopo aver massacrato ed umiliato il vostro avversario, lo aveste anche inchiodato mani e piedi ad una croce?
Sul Golgota alle nove del mattino c’era tanta gente che si godeva lo spettacolo della crocifissione di Gesù e si sentiva forte e sicuro di sé e continuava ad offenderlo e a lanciargli sassi, orgoglioso di essere riuscito a prevalere su di Lui. Ormai era certezza: Gesù sarebbe morto lì, umiliato e disprezzato al pari del peggiore dei malfattori.
Sulla croce Gesù subisce tutta la cattiveria umana, ma non subisce la croce, perché è lì che nella sua infinita bontà si offre alla giustizia del Padre per gli uomini di ogni tempo.
Non un lamento, non una parola o non un gesto di ribellione…
«A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca,
oltraggiato non rispondeva con oltraggi, soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.
Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime».
(1 Pt 2,21-25)

Isaia 52,13-53,12
«Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato.
Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo – così si meraviglieranno di lui molte genti;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti».

«Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori».
“Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”
(Genesi 3,15)
Senza clamore Maria aveva aperto il suo cuore alla Parola per essere fecondata e senza clamore anche Giuseppe aveva accolto docilmente la Parola e l’aveva custodita per noi nel suo cuore e nella sua casa. Senza clamore la Parola incarnata, il figlio del falegname, aveva trascorso la maggior parte della sua esistenza terrena ubbidiente e sottomesso ai genitori, aspettando il tempo per fare il suo corso. Un efficace e soddisfacente cursus honorum? No, una umanamente fallimentare via crucis!
A tal proposito San Paolo dice:
“Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.
Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.
(1 Corinzi 1, 22-25)

Amaury Begasse de Dhaem, a tal proposito, scrive su La Civiltà Cattolica:
«Questo modo divino di operare la salvezza corrisponde alla logica divina dell’Incarnazione, manifestata nell’unione ipostatica. Dio non salva con la (sola) potenza divina, anche se avrebbe potuto farlo (tuttavia non l’ha scelto), ma attraverso la debolezza umana, che egli ha fatto propria. Le tentazioni e la prova condivisa (cfr Eb 2,14‑18), il cammino dell’obbedienza (cfr Eb 5,8; Fil 2,8), la sofferenza voluta per amore, la comunicazione della vita attraverso l’offerta del corpo e del sangue, il dono della vita attraverso la morte sarebbero state tutte cose impossibili a Dio, se non si fosse incarnato».
(da La Civiltà cattolica “Il Messia sconfitto: la Croce e il suo mistero” – Amaury Begasse de Dhaem – quaderno 3953)

Come sul Golgota, ogni giorno nelle nostre chiese durante la celebrazione dell’Eucarestia, anche se non ce ne rendiamo conto, si ripete alla nostra presenza il miracolo della redenzione e il pane ed il vino vengono trasformati nel Corpo e nel Sangue del Signore Risorto che si dona a noi come nutrimento per la nostra salvezza. (Trovate sotto il riferimento per scaricare e leggere la testimonianza di Catalina Rivas che racconta cosa succede durante la Santa Messa)
«La vita di Gesù si riassume nell’Eucaristia, in cui egli offre se stesso volontariamente al Padre e agli uomini, per significare la scelta libera e amorosa della via crucis salvifica. Questo è il segno della sua vera potenza, immune da ogni costrizione esterna. Gesù sconfigge realmente la morte, non per il semplice fatto di morire, ma perché la accetta liberamente e amorosamente per la salvezza degli uomini. Così sconfigge il male, proprio perché il suo è un modo di essere e di agire contrario a quello del male, che si impone con la violenza, con la seduzione e con l’inganno, come il serpente delle origini o il diavolo nel deserto (le tre tentazioni)».
(da La Civiltà cattolica “Il Messia sconfitto: la Croce e il suo mistero” – Amaury Begasse de Dhaem – quaderno 3953)

«Solo l’atto di fiducioso abbandono nell’agire quotidiano dà la vera pace all’anima, quella che scaturisce dalla croce. Ciò suppone non vivere più in funzione di ciò che sarebbe buono o giusto in sé, ossia delle ideologie, ma in funzione della mozione interiore dello Spirito Santo».
…
«Ma quanto è veramente e personalmente presente Dio nella nostra vita quotidiana di battezzati? Quanti di noi sono realmente pronti a vivere «al ritmo della sua grazia», o semplicemente capaci di capire che in questo consiste la vita cristiana?
…
«Lo sguardo su Dio, sulla beatitudine finale, da una parte ci libera dall’ansietà deludente del fare, e dall’altra ci permette di abbracciare la logica della croce in un agire sereno. La città degli uomini si costruisce meglio quando si ha lo sguardo rivolto all’incontro con Dio. «Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori» (Sal 127,1). In questa conversione che va dall’urgente effimero all’essenziale perenne e dall’ansia dei risultati immediati alla raccolta dei frutti nel tempo opportuno, ossia dall’efficacia alla fecondità, ci aiuta la vita contemplativa: il suo è un ruolo beneficante sia per tutta la società umana, sia per il corpo ecclesiale tentato dall’attivismo».
…
«Offrire il proprio cuore, le proprie tenebre all’azione dello Spirito Santo, lasciarsi convertire dal di dentro per la nostra umile missione, per la porzione di vigna in cui il Signore ci ha collocati, questo è il miglior servizio che possiamo rendere a Gesù, al Vangelo e agli altri.
«Fiorisci dove sei piantato»,
avrebbe detto Francesco di Sales. Il mondo ha bisogno di discepoli che saranno tanto più apostoli di Cristo e araldi del suo Vangelo quanto più saranno contemplativi e mistici».
(da La Civiltà cattolica “Il Messia sconfitto: la Croce e il suo mistero” – Amaury Begasse de Dhaem – quaderno 3953).
Ognuno di noi ha il suo posto ed il suo ruolo nella società, nei gruppi che frequenta e nella sua famiglia. Per fiorire dove è piantato ha bisogno di chiedere l’aiuto costante dello Spirito Santo. È Lui che ci orienta e ci insegna a convivere pazientemente con nostri limiti. Da soli non possiamo fare nulla. Se un fiore che sboccia è di per sé un miracolo, la sua fioritura è tanto più sorprendente, quanto più difficile ed arido è l’ambiente in cui deve vivere.
Antonietta De Vitis è una mistica del nostro tempo (1936-2004) che ha trascorso quasi tutta la sua esistenza in un letto di dolore. Nascosta nella sua stanzetta, ha speso la sua vita, invisibile ed inutile agli occhi della gente, pregando ed offrendo le sue sofferenze in riparazione dei peccati del mondo intero, come ha voluto Gesù che l’ha tenuta in vita per cinquanta anni con il solo nutrimento dell’Eucaristia. Docile alle indicazioni dello Spirito, è riuscita con i suoi petali a profumare l’altare del Signore. Il suo esempio sia di incoraggiamento per noi ad abbandonarci fiduciosi all’azione dello Spirito Santo come ha fatto Gesù, per riuscire a fiorire anche noi come lei.

Per approfondire:
https://www.laciviltacattolica.it/articolo/il-messia-sconfitto-la-croce-e-il-suo-mistero/
La santa Messa – Testimonianza di Catalina Rivas https://www.santommasodaquino.it/wp-content/uploads/2020/11/Santa-Messa-di-Catalina-Rivas.pdf
Roberto Bigini “Fatta di terra, rivestita di cielo” Storia della mistica Antonietta De Vitis Congedo Editore
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