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Dialogo della nostra redazione con Francesca Maculan, storica volontaria di Dimmitiascolto, il servizio nato nel 2012 come Punto d’Incontro San Giorgio ed oggi divenuto stabile Servizio di Ascolto e counselling, grazie al noto progetto sorto nel 2015 (Progetto DimmiTiAscolto).

Maculan: Soltanto 12 anni fa cominciavamo a sentire parlare di “centri di ascolto”, in una zona come la nostra anch’essa colpita dalle crisi delle imprese con conseguente coinvolgimento di operaie e operai in cassa integrazione e delle relative famiglie in forte difficoltà.

R.: E i centri di ascolto?

M.: E qui arriva l’intuizione di alcuni “volontari” di creare un centro di ascolto sensibilizzando e coinvolgendo altre persone in un percorso innanzitutto di formazione con corsi condotti da counselor e psicologi.

R.: E poi che succede?

M.: Succede che la maturazione della consapevolezza delle proprie capacità individuali, pur con i limiti personali, e il costante lavoro di gruppo diventano gli strumenti di elezione per crescere insieme e creare rete.

R.: In che modo?

M.: Beh partendo dal proprio ben-essere personale che non è mai scontato e acquisendo abilità che ci aiutassero a preparassero all’ascolto attento e profondo dell’altro.

R.: Ci sono momenti che ricordi in modo particolare?

M.: Tantissimi, alcuni anche di crisi come quelli durante la pandemia …

R.: Già la pandemia … Ci siamo tutti resi conto che il Covid ha necessariamente attivato anche nuove forme e modalità di relazione … questo ha reso difficile l’ascolto attivo?

M.Ad un certo punto è arrivato il Covid e sappiamo bene che cosa è stato per tutti. C’era la paura di essere inghiottiti dal vortice di vedere tutto nero e perciò sentirsi fragili, non vedere con chiarezza, non ascoltare, non comprendere. Ma nessuno di noi si è fermato, anzi questo tempo ci ha ampiamente mostrato come siamo tutti interconnessi e come il ben-essere personale passi attraverso il bene e l’attenzione all’altro.  L’esperienza acquisita durante la pandemia ci ha permesso di tenere relazioni telefoniche con conoscenti e parenti prestando un’attenzione diversa ma non meno attiva e profonda …

R.: Per esempio?

M.: Se mancava il linguaggio del corpo, perché eravamo on line o al cellulare, l’attenzione andava al tono e al volume della voce, ai silenzi e alle pause che le persone facevano

R.: Grazie Francesca. Chiudiamo con alcuni tuoi pensieri. Per esempio, prova a dirci alcune cose che pensi di aver imparato o portato a casa da questo lungo percorso che è Dimmitiascolto.

M.: Innanzitutto l’importanza della relazione, perché è indubbio che si cresce insieme nella relazione, favorendo così l’autonomia e la socialità. Ed è bello e edificante restituire agli altri qualcosa di positivo. Tanto più che esiste sempre il rischio di vedere tutto nero, accompagnato dalla paura del vedere nero, quando non si vede con chiarezza il presente e il futuro …

R.: Personalmente che cosa ti sembra sia stato più utile per te stessa?

M.: Beh l’accettazione, il valore del dialogo e l’essere resiliente.

R.: Ossia?

M.: Accettare che non tutto si può comprendere e risolvere, accettare le persone in quanto tali e nelle loro difficoltà. E poi il valore del dialogo, quello attraverso lingue diverse, contenitore flessibile e affidabile in cui si crea spazio per mettere insieme pensieri, emozioni e storie che si è disposti a condividere nel rispetto reciproco mirando al “dare sostegno” e “creare rete di aiuto solidale”.

R.: E la resilienza?

M.: È un approdo possibile e consigliabile per tutti. Occorre lavorarci con costanza. Si tratta di diventare capaci di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà, proprio come la pandemia di cui abbiamo detto. Io preferisco chiamarla “Forza d’animo”.

R.: Ancora grazie Francesca.

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Con affetto


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