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Breve riflessione per gli amici del Gruppo Sociale Missionario San Giorgio a cura di Gianni Faccin

In questo mese di aprile, nel giorno di Pasquetta, Papa Francesco ci ha improvvisamente lasciati per compiere il suo personale esodo. Non è un caso che dopo averci dato la benedizione e consegnato un ultimo messaggio Urbi et Orbi, il giorno prima, nella Domenica di Pasqua, dopo aver scelto di non riposarsi, ma di fare un ultimo giro in papamobile in Piazza San Pietro, salutando i pellegrini intervenuti, abbia consegnato il testimone a tutti noi ovvero a tutti gli uomini di buona volontà.

Un testimone che non è nuovo, ma che necessita di più coraggio da parte di tutti nell’interpretarlo, tanto più che se non verrà colto appieno nel suo significato e nel suo valore non avremo innanzi che tempi bui.

Ecco, il tratto che tengo a segnalare nel suo discorso di Pasqua (discorso fatto leggere ad altri per la sua impossibilità a farlo, e che si pone come quello che potremmo considerare un testamento non soltanto spirituale), è un messaggio di particolare rilievo, con l’esplicito invito a costruire la pace:

Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo. La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana”.

Tra i tantissimi punti che andrebbero ricordati e posti come riferimento, come ha ben dichiarato il nostro Presidente della Repubblica, mi piace ricordare come Francesco abbia arricchito il vocabolario (non solo ecclesiale) con delle espressioni che rimarranno nella nostra memoria.

Lo riporta sapientemente e con gratitudine l’ultima uscita di Civiltà Cattolica: la Chiesa ospedale da campo, la Chiesa in uscita e nelle frontiere, i sacerdoti con odore di pecore e Dio che non si stanca mai di perdonare. L’editoriale di Civiltà Cattolica afferma che queste e altre espressioni provenivano dalla sua profonda convinzione che la Chiesa non può che essere missionaria, annunciando e rendendo concreta la misericordia di Dio.

Non possiamo non essere grati a papa Francesco per aver diffuso la pratica della “gentilezza” all’interno delle relazioni comunicative umane, a tutti i livelli, dimostrando di andare decisamente controcorrente, sia nella società, sia dentro alla stessa Chiesa. 

A questo riguardo, possiamo dire che egli ha usato un linguaggio concreto e visivo e ha praticato una visibilità che ha parlato ai cuori e alle menti. E la gente lo ha amato perché lo ha ben compreso.

Sta a noi tutti oggi raccogliere il testimone.


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