Rubrica digitale di consigli di lettura proposta da Librarsi Liberi
a cura di Gianni Faccin

ALLA FINE È SEMPRE ALL'IMPROVVISO

Il libro che non ti aspetti, dall’autore che ti aspetteresti. È un po’ questa la sinteticissima descrizione che mi sento di fare. Già, perché stiamo parlando di Marco Pozza, un autore che è partito prete dei carcerati, molto stimato da tanti – soprattutto giovani – per il suo essere fuori dagli schemi, famoso il suo appellativo di don Spritz, per divenire oggi, come dice il web, presbitero, scrittore, personaggio televisivo, autore televisivo e giornalista italiano.
Sempre cappellano del carcere Due Palazzi di Padova, ha intervistato papa Francesco in quattro programmi televisivi, dedicati rispettivamente al Padre nostro, all’Ave Maria, al Credo, ai vizi e alle virtù.

Originario di Calvene (Vicenza), don Pozza ha scritto già molti libri, e il suo più recente è un componimento tutt’altro che scorrevole, è una storia che fa riflettere e ragionare sulle più profonde questioni della vita. A partire dalle personali emozioni e al desiderio di ricerca di un qualcosa di più grande.
Qualcosa che noi cerchiamo ma che in realtà è sempre stato lì, addirittura da prima di noi. Quasi fosse già stato tutto “disegnato”. L’editore ha pubblicato l’opera come un romanzo, e tale è se guardiamo agli intrecci umani sia nella dimensione individuale, di coppia e di rapporto con la collettività. Come anche nella dimensione trascendentale.
L’antefatto, come anticipa l’editore, è un imprevisto che, all’improvviso, ridisegna la sorte di un intero paese. Quella tra Giulio e Giacomo è una delicata storia di affetti, destinata a squarciare la convinzione che, per essere interessante, una persona debba avere fatto solo esperienze bellissime. Tutto ha inizio sulle polveri di un passato che, perduto con ferocia l’equilibrio, tornerà a camminare a testa alta.
Accadrà di tutto, non importa: «Qualunque cosa succeda, cerca solo di essere un bravo bambino» scriveranno a Giosuè la mamma e il papà. Tanto, alla fine, sarà sempre all’improvviso.
Marco Pozza ci conduce dentro un romanzo che è un pezzo di vita sua e di molti compagni di viaggio. Dentro un’avventura dove nulla è mai scontato, mentre tutto è ancora possibile, per amore e per forza.
Ma ecco alcune battute che don Marco ha rivolto per interposta persona – personaggi del romanzo – nel profondo della narrazione, che si presenta a tratti provocatoria, scandalosa, perché oltre ogni schema precostituito, e al contempo delicata e armoniosa.
A chiunque appare quanto meno strano che siano accostate nelle stesse pagine momenti eucaristici e bordelli…

Redazione: Quale è il tratto saliente della tua persona?
Personaggio 1: Ho sempre avuto una corrente di irrequietezza interna. Porto cucita addosso, un’insopprimibile inquietudine: vivo come se le stelle mi pigliassero per i capelli invece che per mano. Non so come spiegarlo: ho bisogno impellente del tormento come il tossico della sua dose quotidiana. Certe sere mi verrebbe la voglia di divorziare da me stesso. So quanto è difficile correre sotto la tempesta ma non sono capace di correre se non c’è tempesta.
R.: Come si può spiegare il carcere?
Personaggio 2: È necessaria una forza sovrumana per mantenersi vivi qui e non farsi spaccare i denti. Siamo imprigionati dentro loculi che hanno mura alte 5 metri; e noi, come pazzi, andiamo avanti e indietro, in una marcia senza fine: buttati, ignorati, cancellati.
Dentro, nascosti dal mondo, non vedi null’altro dal male che conosci: giustizia pochissima, ingiustizie a gogò, torture psicologiche, fisiche, spirituali. Le terapie ti fan diventare uno zombie, i pensieri ti svuotano. La galera è il paese dello smacco, dell’umiliazione, degli schiaffi. Soltanto qui, per la prima volta, realizzo di non essere più padrone della mia vita: sono altri a decidere per me …
R.: Nel libro è spessissimo citato “M’illumino d’immenso”, di Ungaretti …
Personaggio 1 e 2 (che dialogano): Effettivamente quell’immenso … Anche a te non è chiaro allora? Sempre là andiamo a finire, è inutile recriminare. È un poeta, vero? Bravissimo! Tu sai che idea mi sono fatto io dei poeti? No. Somigliano a quei bambini che, per la strada, suonano i campanelli delle case e poi scappano.
E la gente resta lì, a mezz’aria: Chi è? Chi ha suonato? Eccolo Ungaretti: la stanza chiusa, tu a dormire, è tutto buio. Lui, non si sa come, entra, accende le luci, poi scappa. Tu a doverti alzare per spegnerla. Fosse solo questo! Perché? A me capita spesso di alzarmi, spegnere la luce e ritornare a letto a luce spenta, che, però, continua a lanciarmi bagliori di luce, anche da spenta …
R.: … E non mancano cenni alla gestione nomine dei preti …
Personaggio 1: D’estate, in diocesi, c’è la lotteria delle parrocchie: fascino, magia, scassi e sconquassi tra i preti e le loro aspettative. Col vescovo come amministratore di condominio, a cercare di sistemare gli inquilini senza che si azzuffino tra loro …
R.: abbiamo letto il libro di Marco Pozza (don) dal titolo Alla fine è sempre all’improvviso, edito da San Paolo, che segnaliamo come libroteca Librarsi Liberi garantendo che è un romanzo emozionante che si fa leggere tutto d’un fiato.
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