fbpx

IMPARARE DAI FIGLI

«Sento il bisogno di credere che possiamo ricostruire una cultura della riconciliazione più che una cultura dello scontro, del sopruso e della forza»

Recensione per Librarsi Liberi a cura di Gianni Faccin

Ci sono libri sui quali alcuni discutono se si tratta di auto-racconti, testimonianze oppure letteratura, come se quest’ultima fosse qualcosa di distinto. Storie come quella di Giulia, ormai la chiamiamo tutti per nome, raccontate dal papà con estrema sofferenza accompagnata da grandissima lucidità, rappresentano senza ombra di dubbio profonda letteratura, tale da integrare se non sostituire molti testi educativi e, perché no, anche sacri.

Anche in quest’opera si parla, tra le altre cose, di rapporti genitori-figli, come ricordato nel nostro precedente di fine luglio scorso (Siamo tutti fragili), ma anche di molti altri aspetti della nostra quotidianità. Dal libro traspare la visione giovanile di una ventenne dei nostri giorni, ben illustrata dal padre, uno come noi.

Cara Giulia – quello che ho imparato da mia figlia, è un libro-lettera di Gino Cecchettin (in concerto con lo scrittore Marco Franzoso) che, travolto dal dolore più atroce che un padre, da poco vedovo, possa sopportare, sceglie di non stare fermo né in silenzio, e che si interroga sugli effetti più tremendi di una cultura patriarcale che ancora ci appartiene nel 2024. È una lunga lettera nella quale il papà ripercorre la sua storia di genitore, i giorni gioiosi e quelli dolorosi. Commuove e invita a “costruire un’alleanza tra i sessi, anziché consolidare (come sta avvenendo ancora giorno per giorno – ndr) la prevaricazione di uno sull’altro”. Ci esorta ad ascoltare le giovani e i giovani del nostro Paese e ad aiutarli a contrastare ogni forma di violenza di genere, insieme.

Il libro, propostoci dalla “Redazione Libellula”, è disponibile in libroteca ed altamente consigliato, ai giovani e ai meno giovani. Scorrevole, semplice, diretto, ad alta intensità emotiva. Si legge tutto d’un fiato.

La chiusura di questa recensione è essenzialmente nelle parole di un papà speciale (pag. 64): Quando sentivo che stavo crollando e avevo bisogno di piangere, mi chiudevo in camera, o in bagno, o salivo in auto e me ne andavo al cimitero da solo. Ma nelle situazioni pubbliche, o davanti ai miei figli, ci tenevo a mostrarmi come un padre che non crolla. A causa di questo mio comportamento pubblico alcuni giorni dopo che ci eri stata portata via ho subito degli attacchi potentissimi da parte di persone sconosciute, anche dal mondo della politica e dei media.

Era già stata attaccata tua sorella Elena per le sue posizioni e le sue idee, e mi era parso incredibile che qualcuno le scaricasse addosso tanta violenza, in un momento come quello. Com’era possibile in situazioni così dolorose attaccare le vittime? Mi stava accadendo. Evidentemente, per quanto riguardava me, risultava sospetto che dopo la morte di una moglie e l’omicidio di una figlia trovassi le energie per dire ciò che penso invece che chiudermi senza reagire in camera mia schiacciato dal dolore.

Mi sono chiesto come mai per alcuni sia più rassicurante l’immagine dell’uomo devastato che si piange semplicemente addosso senza fare nulla. È qualcosa che ha a che fare con la cultura e il mondo da dove veniamo, credo.

Perché questi comportamenti passivi sarebbero più tollerabili?

È un retaggio della cultura che abbiamo ereditato. Quella della pena, della persona sconfitta. Che in fondo, a guardar bene, è più innocua.

Ma tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico. Dopo quanto è successo non sei sola la mia Giulia, la nostra Giulia, sei la Giulia di tutti …

Sento il bisogno di esprimere il mio punto di vista, di provare ad analizzare dove abbiamo sbagliato, soprattutto noi genitori, padri e madri, in cosa siamo stati poco presenti e perché non siamo sempre riusciti a educare i nostri figli all’amore, al rispetto, alla comprensione, educandoli forse a una modalità di vita incentrata sul possesso.

Un libro da leggere assolutamente. È importante per iniziare porsi delle domande, e questa di Gino Cecchettin è una testimonianza che aiuta tutti a farlo. Basta volerlo.

Buona Lettura!

Scopri di più sulla nostra iniziativa Librarsi Liberi cliccando QUI! Per rimanere aggiornato con la nuova rubrica di lettura, iscriviti alla nostra newsletter, mandando una mail a info@gsmsangiorgio.org, oppure cliccando QUI.

Con affetto


0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.