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MENTRE VADO
Dialogo di incontri

dialogo-recensione per Librarsi Liberi di Gianni Faccin con l’autore Lucio Simonato

Lucio Simonato, scrittore riflessivo ed esperienziale, è approdato nell’anno appena concluso al suo secondo lavoro (Mentre Vado, ed. Cleup 2024).

In verità questo libro, presente, come il suo precedente (Con i loro occhi con la loro voce, ed. Cleup 2014), tra i titoli della nostra libroteca rappresenta una lunga ed intensa attività d’incontro con le persone più diverse provenienti dalle esperienze più particolari e speciali oppure normali, che – per quanto siano spesso citate, discusse, criticate, oggetto di tavole rotonde televisive, ecc. – hanno la forza di trattenerci incollati alla pagina anche quando i nostri occhi vorrebbero scappare, oppure ci aiutano a guardare dritti alle questioni scottanti e al contempo a guardarci dentro, con coraggio.

A mio avviso è proprio questo che Lucio ha voluto costruire con il suo libro: la sua visione che siamo sì tutti diversi, ma che è questo che ci fa scorgere la speranza per un avvenire migliore, tenendo conto che siamo tutti collegati e tutti sullo stesso grande “barcone”.

Mentre Vado è un bel libro che viene offerto a tutti coloro che vogliono sperare, vogliono aver fiducia e che vogliono darsi da fare, incontrando con curiosità e interesse genuino l’altro, chiunque esso sia.

Abbiamo incontrato lo scrittore in occasione della presentazione del libro, il 13 dicembre scorso a Poleo (Schio – Vi), e ne abbiamo approfittato per porgli alcune domande.

Redazione: Ottima serata Lucio, contento?

Simonato: Sì, la serata è stata una nuova occasione di incontro, spero abbia aperto e fatto riflettere sulla ricchezza dell’incontro che, come racconto nel mio libro, è sempre un’opportunità.

R.: Esattamente, cos’è incontrare?

S.: Incontrare è trovare qualcuno davanti a sé, e proprio siamo davanti a due forze, di cui almeno una si muove verso l’altra (‘contro’), e che comunque l’una verso l’altra sono rivolte. Il bello è che non si scontrano. Si soffermano. Si trovano in una ricerca congiunta convergendo in uno spazio fisico e dialogico comune. Perciò quello che potrebbe sembrare un moto nettamente aggressivo non lo diventa per forza, anzi.

R.: il prof. Gui, autore della prefazione, definisce il tuo un libro-pellegrinaggio. Ti ritrovi in questa affermazione?

S.: Ammetto che il prof. Gui ha stupito anche me nella sua definizione, però poi, riflettendo sul significato del termine pellegrinaggio che è un viaggio compiuto per devozione, per ricerca, verso un luogo sacro, ho capito che sì, il mio libro può essere considerato un viaggio compiuto per cercare di capire, e il luogo sacro che possiamo considerare è l’uomo, la più alta delle creature.

R.: A chi consiglieresti il tuo libro?

S.: Mi piace quanto è stato citato nella locandina in vista dell’incontro di stasera: A tutte quelle persone che desiderano conoscere il libro, i temi, i motivi, a chi non teme il confronto con chi ha esperienze diverse, a chi è curioso

R.: Nel tuo primo libro, Con i loro occhi con la loro voce, hai fatto molti incontri con persone immigrate,  in  questo  secondo  lavoro  ci  sono  almeno  trenta  persone  che  hai ascoltato/intervistato e tutte diverse una dall’altra, quale è il filo comune tra i due libri?

S.: In verità sono 27 persone per altrettante storie di vita. C’è il carcerato e il magistrato, l’operatore sociale e il vagabondo, l’omosessuale e l’imprenditore, l’esorcista e il traditore, Sono tutte storie vere, vissute, profonde molto diverse, che in comune hanno la crudezza e la bellezza della vita, il dramma e la difficoltà di vivere, l’accettazione di disgrazie accadute o causate Il senso è che ogni storia ci insegna qualcosa, come ha fatto per i protagonisti. C’è sempre una nuova possibilità. Ǫuesto è il filo comune tra i due libri e anche tra tutte le storie descritte in entrambi.

R.: C’è un personaggio che appare già dall’inizio del libro, Sebastiano, l’unico di cui si conosca il nome e quello che fa capitolo per capitolo un po’ da filo conduttore?

S.: Sebastiano è un vagabondo immaginario che vive in nostro oggi. È il vero protagonista del mio lavoro che racconta di e del suo vivere attraverso un cammino di incontri.

R.: Dal libro si percepisce come Sebastiano ti rappresenti pienamente …

S.: È così. Dialogando con le diverse persone, ponendo quesiti, appassionandosi alle loro vicende, Sebastiano lascia fluire le loro parole senza mai perdere di vista la propria curiosità. C’è in lui un desiderio di interpellare liberamente rivolgendosi sia a persone comuni, sia a persone di chiara fama e prestigio. Potremo leggere di molti temi assai importanti

R.: Già, i temi. Ǫuali per esempio?

S.: È proprio Sebastiano a ricercarli a stimolarli durante l’incontro. Lo possiamo sentir pensare a voce alta, discorrere di campi e di pecore, di tradimento e di imprenditoria, di omosessualità e di fine vita, di carcere, di giustizia, di mafia e bambini figli di mafiosi, di giornalismo e di molto altro.

R.: Lucio, come vien detto nella prefazione, esiste nel tuo libro uno specchiarsi tra il tuo sé e il tuo alter ego vagabondo … Puoi commentare questa espressione molto particolare?

S.: Beh mi riconosco in questa definizione. Con Sebastiano, dall’inizio del libro alla fine, ho architettato un gioco di specchi tra me stesso e quella parte di me che si sente “pellegrina” e guida il viaggio della mia vita fatto di incontri. È un pellegrinaggio vero e proprio che viene riproposto al lettore e che gli fa compiere un viaggio lungo vie inusuali, poco o per niente tracciate, che possono affascinare o disorientare il viandante spinto da un desiderio: quello di capire.

Buona lettura!

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Con affetto


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