
Breve narrazione di Sr. Annamaria Confente, volontaria di Dimmitiascolto
10 aprile, una sera insieme: Dimmitiascolto, un gruppo di persone che desiderano ascoltare ed essere ascoltati.
Questa sera non siamo solo tra di noi, un’equipe in formazione, ma è presente un fratello che ci racconta la sua storia, una storia di sofferenza, violenza, solitudine … e di rinascita; grazie a tanti volti ha potuto sperimentare di essere una persona degna di felicità, di attenzione, di affetto; incontri che hanno rivoluzionato la sua vita.
Tra questi ce n’è uno di speciale: “Dio mi aiuta“, ripete spesso, “Io ora posso perdonare chi mi ha ferito, sono più tranquillo“.
La fede è molto importante per questa persona, senza trascurare altri supporti farmacologici e sostegni personali. Abbiamo ascoltato con interesse, sono emerse varie emozioni, domande che non sempre siamo riusciti ad esprimere appieno: come avrà fatto a trasformare una vita di violenza e di rabbia che sono esplose fortemente per lungo tempo, che hanno ostacolato la possibilità di costruire sane relazioni, un futuro “normale”, il diritto di costruirsi una famiglia, la capacità di controllare le proprie emozioni, di fare dei passi positivi per incontrare gli altri serenamente?
Qualcuna di noi timidamente afferma: “il perdono ti ha aiutato, la fede ti sostiene, ma è difficile perdonare, impegnarsi costantemente per dominare le proprie reazioni istintive”.
Che cosa significa perdonare per noi cristiani? Come è possibile riuscire ad amare, volere costantemente il bene per le persone e per le persone egoiste, immature, chiuse nel proprio interesse o nella difficoltà ad aprirsi all’amore? Sembra molto impegnativo, con le nostre forze non sempre riusciamo.
La psicologia ci invita a guardare alla nostra storia, a riconoscere le cause delle fatiche fatte, delle ferite, le riuscite, i fallimenti e gli obiettivi raggiunti; qualche autore suggerisce anche di ripulire la nostra storia. Pur rispettando e considerando l’importanza di queste teorie, mi chiedo come è possibile e che cosa significa “ripulire” una esperienza. La storia è accaduta così, è quella, penso che non si risolve un problema sublimandolo o facendo come se non ci fosse o sperando che nel tempo si neutralizzi.
Trovo molto più liberante che qualcuno mi ami con questa storia e proprio perché sono così. Lo stesso Gesù risorto conserva le sue ferite che diventano la testimonianza del suo amore. Lui non mi chiede di essere migliore o diverso; mi ama così come sono. Questo mi fa sentire riconciliato con la mia esperienza: che qualcuno mi apprezzi e mi ami per quello che sono stato e sono tuttora. Solo arrivando ad accettare la propria realtà con le sue positività e negatività (processo lungo, ma efficace) è possibile rinascere alla gioia.

Racconto una esperienza: in un momento cui la vita mi chiedeva di programmare, di guardare al futuro, intravvedevo appena qualche sogno, sentivo il peso di vuoti di amore, di presenze mancate e il pensiero era come ingabbiato, le ali non si dispiegavano per il volo e le piccole intuizioni di un bello possibile sembravano tornare a me per dirmi che non potevo, non avevo le basi, mi mancavano le risorse; credevo che le mie ferite mi avrebbero condizionata per sempre … Poi ho avuto l’opportunità di dialogare con una persona.
Mi stava veramente ascoltando; mi sono accorta che stavo raccontando ciò che non avevo mai detto a nessuno. Una emozione interiore … ho pensato: “quello che dico è interessante”!? Non l’avevo mai sperimentato prima. “Allora anche nella mia vita c’era qualcosa di importante; a qualcuno può stare a cuore”. È un’aria nuova che è entrata in me e mi ha fatto respirare profondamente. Chi mi stava ascoltando, guardava tranquilla … Sono tornata a dialogare altre volte.
Ho capito che la mia era tutta una storia in movimento dove c’erano tante premesse che potevano diventare promesse; un racconto nel quale sono emerse sofferenze che nascondevano desideri e sogni. Perché non dare spazio anche a questi?
Così ho ricevuto un dono inaspettato; nel tempo ho capito che il Signore mi ha concesso di vivere una relazione di amicizia speciale, dove il dialogo, l’ascolto profondo, empatico e l’accoglienza della mia storia è divenuta una occasione di Grazia che mi ha permesso di sentirmi amata e valorizzata nelle mie effettive possibilità. Una esperienza che si è prolungata in un percorso di gratuità e di scambio reciproco. La vita ha acquistato una luce nuova, un “calore interiore” ha invaso il mio cuore.

Da questa esperienza sento che sì, Dio mi ama. Ed è attraverso le mediazioni umane di apprezzamento e di amore che maturiamo questa certezza.
Il Dio di Gesù Cristo è sconvolgente, molto spesso capovolge le nostre idee, è speciale!!! Lui sa benissimo che siamo fragili: desideriamo tanto ma anche ci stanchiamo, sa che perdonare coloro che ti hanno provocato una vita “impossibile” è pressoché illusorio.
Gesù ci invita ad accogliere il suo Amore per poterlo donare. La novità che Egli porta libertà dallo sforzo del dovere e ci apre all’accoglienza di un dono.
Perdonare significa permettere a chi ti ha ferito di diventare consapevole del male fatto, significa permettergli di sentirsi amato, nonostante tutto … Solo se percepisci un grande amore dentro di te, se ti senti amato per quello che sei, così come sei, con le tue fragilità, con le tue reali risorse, allora puoi lasciare che il perdono, cioè il dono che hai ricevuto possa essere offerto.
Gesù ci propone sé stesso: “tu sei libero/a di lasciarti amare. Permettiti di accogliere il mio amore, non puoi fare da solo/a, ti capiterà di cadere; io posso stare sempre con te! Ascolta la mia Parola, le parole, i gesti, le attenzioni che io ti rivolgo attraverso le persone, i fatti della vita. Se vuoi rimaniamo in continuo contatto con momenti di preghiera, con l’aiuto di brevi espressioni che ti aiutano a percepire che “Io Sono” lì con te, in ogni momento”.
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Con affetto
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