
Ne parliamo col presidente Gianfrancesco Sartori
d) – Gianfrancesco, come nasce e qual è lo scopo dell’Associazione Bakhita Schio Sudan?
r) – L’Associazione Bakhita Schio Sudan nasce nel 2018 come naturale prosecuzione di un “progetto” con mandato decennale, promosso direttamente dall’Amministrazione comunale di Schio in collaborazione con la Chiesa locale e la Società civile attraverso un comitato nato ad hoc oltre 10 anni prima.
Dobbiamo ricordare alcune date importanti per configurare l’attuale fisionomia dell’Associazione: nel 2000 Giuseppina Bakhita viene proclamata Santa. L’8 febbraio del 2003 l’Arciprete del Duomo di Schio mons. Antonio Doppio assieme a mons. Giacomo Bravo muoiono in un incidente nella terra di Bakhita il Sudan durante una visita nei luoghi natii della Santa. (Coincidenza particolare ricordando che Santa Giuseppina era morta proprio l’8 febbraio del 1947 a Schio). Tra il 2003 e il 2007 la città di Schio si interroga a vari livelli sulla presenza della Santa in città, sul ruolo avuto da questa piccola grande donna vissuta a cavallo delle due guerre. Nasce così il Comitato Bakhita Schio Sudan. Nel 2017 Santa Giuseppina Bakhita, su proposta del sottoscritto fatta propria dall’Amministrazione Comunale e con voto unanime del Consiglio Comunale, diventa cittadina onoraria della città di Schio. Nel 2018 il comitato aveva concluso il mandato decennale e sulle sue orme si è costituita l’Associazione Bakhita Schio Sudan APS.
Lo scopo dell’Associazione è sostanzialmente duplice: tener vivo il ricordo di Santa Giuseppina Bakhita in città e cercare di operare nella Sua terra con iniziative di scolarizzazione, alfabetizzazione, formazione professionale, contrasto alle moderne schiavitù. Il proposito è di aiutare la popolazione Sudanese (Nord e Sud Sudan) ad emanciparsi, a vedere un futuro di speranza nella propria terra.
d) – Gianfrancesco la vostra è una associazione di volontariato puro?
r) – Si tutti operiamo nella più completa gratuità, anzi!
d) – Come si fa una scelta di volontariato?
r) – Una scelta di volontariato può nascere con varie motivazioni. Nel mio caso alla base c’è la convinzione che nessuno è un’isola e che parte della nostra esistenza deve essere dedicata agli altri per aiutarci tutti insieme, portando ognuno il proprio mattoncino, a creare un mondo migliore. E’ stato questo il primo sprone in tutta la mia piccola storia di volontariato. Ho interpretato così il mio servizio alla crescita di ragazzi come animatore di AC per svariati anni, ho applicato questa visione nel mio impegno politico (2 mandati in Consiglio di Quartiere e quattro in Consiglio Comunale), è stato il mio faro nell’impegno come rappresentante dei genitori e presidente di una scuola per l’infanzia, lo è ora come presidente di questa associazione.


d) – Come si concilia lavoro, volontariato, famiglia?
Quando si ha un lavoro che prende molte energie come nel mio caso (sono responsabile della qualità in una primaria Azienda della nostra città che opera nella realizzazione di impianti per il trattamento delle acque con forte vocazione internazionale) il tempo per il volontariato si deve trovare nel proprio tempo libero, rubarlo alla famiglia come suol dirsi. Bisogna avere una notevole sintonia col coniuge.
Una volta parlando con un mio carissimo amico che ha i figli di età del mio e che ha condiviso con me molti impegni di volontariato e ora, guarda caso, è il vice presidente dell’Associazione Bakhita Schio Sudan, ci ponevamo il problema se questo fosse giusto… Alla fine abbiamo concluso che la nostra speranza è di poter essere d’esempio, di motivazione, di stimolo, per i nostri figli. A loro abbiamo rubato qualche ora della nostra vicinanza ma non è stato per andare a fare altro per noi stessi, ma per dare un po’ di noi a quel mondo più grande che è oltre il nostro orticello. Speriamo aver seminato bene e che un giorno facciano anche loro lo stesso!
d) – Una delusione e una soddisfazione nella tua attività di volontariato?
r) – Qualsiasi cosa uno faccia nella vita incontra sia delusioni che soddisfazioni. A volte le prime fanno più rumore, fanno più male e quindi sembrano primeggiare, ma quando ci si pensa un po’ si vede che non è realmente così.
Se devo dire una delusione, sebben dovuta a una causa di forza maggiore, non posso scordare l’arresto del progetto agricolo iniziato a Renk in Sud Sudan. Per più volte l’Associazione ha inviato un agronomo italiano sul campo, ha portato alla nascita di un comitato locale, ci sono stati i primi raccolti e poi è arrivata la guerra civile e ha spazzato via tutto. Il volontario è stato costretto per motivi di sicurezza a rientrare, le coltivazioni rase al suolo assieme al nostro sogno di rendere la popolazione autonoma sotto il profilo alimentare.
Tanta passione, tanto impegno e poi in un attimo… Un duro colpo sui denti! Le guerre finiscono, le necessità si fanno ancora più grandi, bisogna saper ripartire!

Le soddisfazioni in realtà sono state parecchie. L’aver tessuto rapporti e collaborazioni importanti per la terra di Bakhita con tantissime persone e Associazioni con la finalità di realizzare micro progetti. A titolo personale la grande soddisfazione di aver avuto l’opportunità di far conoscere l’Associazione Bakhita Schio Sudan attraverso il canale uno della Rai in un’intervista con don Marco Pozza per il programma “Le ragioni della speranza” all’interno del format “A Sua Immagine”.
d) – Un sogno per la tua Associazione?
r) – Semplicemente che possa portare quella piccola goccia di bene che, come direbbe Madre Teresa di Calcutta, altrimenti al mare del bisogno mancherebbe!
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