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Presa di consapevolezza con brevi riflessioni e dialogo simulato con l’autore Gilberto Squizzato, a cura di Gianni Faccin

Nei nostri ultimi interventi abbiamo cercato in piccola misura di fare quello che tutto dovremmo fare: capire quello che ci sta succedendo e perché sta succedendo, senza nascondere la testa sotto la sabbia. Se ci facciamo le domande forse riusciremo a trovare risposte, e risposte non scontate o dettate dagli sconosciuti.

In un suo editoriale (1), il giornalista Andrea Cangini cita il gustoso saggio (2) sul ruolo degli intellettuali di Sabino Cassese, il quale ha attribuito parte dei mali italiani al catastrofismo dei media e alla tendenza di molti opinionisti a classificare come definitiva, e dunque irrimediabile, ogni tendenza spaventosa che si delinea all’orizzonte. 

Con un po’ di ottimismo, il relativismo di Cassese potrebbe essere applicato anche al fenomeno Trump. E non solo perché, fino a prova contraria, la fisiologia democratica statunitense prevede che tra appena quattro anni The Donald uscirà inevitabilmente di scena.

Ma la domanda che s’impone è: dove sta andando il mondo? È cambiato tutto per davvero?

Ci può aiutare quanto ha scritto sui media il giornalista e regista Gilberto Squizzato (3). Il noto autore partecipa a questa nostra pubblicazione grazie ad un dialogo simulato.

Redazione: Trump ha dichiarato nello scorso mese di marzo che “E’ solo l’inizio!”. Dobbiamo preoccuparci seriamente?

Squizzato: Il disperarsi deprecando la malasorte che ci riserva in dono, oggi, il funesto e brutale trumpismo mentre veleggiano col vento in poppa sovranisti, neonazisti e neofascisti, non serve a nulla. Questa è la fase storica – tremenda – che ci tocca affrontare senza lasciarci deprimere né sconfortare, ma attrezzandoci a resistere a queste infelicissime sorprese dell’inizio del XXI secolo con nuovo vigore, politico e morale: anzitutto cercando di capire ed evitando spiegazioni superficiali e sbrigative.

R.: Ma che cosa sta succedendo?

S.: Partiamo da lontano. Mentre la Cina sta vistosamente recuperando la propria millenaria grandezza anche grazie a un dispiegamento stupefacente di risorse intellettuali che le consentono di competere con la tecnologia occidentale, il mondo islamico è lacerato da una faglia che oppone al suo interno l’orgoglio degli integralisti religiosi e l’opportunismo pragmatico delle élite arabe (Bin Salman, l’emiro del Qatar, ecc.) che dispongono di immensi capitali petroliferi (ma ancora dipendono dalle moderne tecnologie che non sanno produrre in proprio), mentre l’India forte del suo secolare primato in campo matematico assurge al ruolo di comprimaria dell’economia mondiale grazie alla prodigiosa espansione tecno-industriale, che cosa succede in Europa e negli USA? Succede, a mio avviso, una devastante guerra di religione fra tre diverse, inconciliabili, versioni del cristianesimo. 

Il fenomeno, in apparenza, non si dà a vedere, eppure le cose stanno proprio così, a conferma che non sempre (come vogliono Marx e i marxisti) la religione è una sovrastruttura emozionale – culturale. Essa invece, oltre che essere matrice di diverse visioni del mondo, e dunque di differenti antropologie, etiche individuali, comportamenti sociali), può produrre potentissime configurazioni politiche e plasmare differenti modelli economici che spesso giungono a scontrarsi.

R.: E che ruolo hanno personaggi come Trump, Musk, ecc.?

S.: Trump, Vance, Musk, e con loro Bannon, e tutti gli ideologi del nuovo imperialismo/suprematismo americano che ci sta terrorizzando perché intende spazzare via il modello democratico per sostituirlo con un assolutismo autocratico fino a ieri l’altro inimmaginabile, non sono infatti assurti al potere (politico, tecnologico) dal nulla o solo per un’obnubilazione collettiva che abbia consegnato col voto popolare (“democraticamente espresso”) la Casa Bianca alla Super Destra USA. 

Non abbiamo dunque a che fare con dei pazzi cinici e invasati, né con dei magnati dei media e dei social che manipolano a piacimento la mente di plebi ignoranti, risentite, facinorose, in cerca di vendetta sulle élite colte. O almeno, non c’è solo questo alle origini della mutazione epocale a cui assistiamo sgomenti e impotenti. Come non dobbiamo riconoscere solo un nuovo delirante imperialismo post-sovietico nella brutale ostentazione di forza dello zar del Cremlino. Io credo che dobbiamo leggere un po’ più in profondità, per tentare di capire.

R.: Ossia?

S.: Nella spregiudicata autocrazia di Putin possiamo anche riconoscere la reincarnazione post-moderna del millenario cristianesimo bizantino che salda inestricabilmente il trono e l’altare. In questa teologia del potere assoluto (durata per mille anni, non per dieci!) il concetto di impero è intrinseco al concetto di stato, in quanto la successione degli zar serve a garantire l’immutabile, eterno ordine del mondo, anche con l’uso più sfrenato della forza. 

Per settant’anni l’URSS formalmente atea ha sostituito la religione con l’ideologia, ma con il crollo del comunismo la Chiesa russa (il patriarca Kirill) , in cambio di non pochi privilegi, si è rimessa al servizio del trono imperiale fornendogli una dottrina dello stato che ne celebra il potere assoluto di vita e di morte come interprete della volontà divina che pretende obbedienza assoluta dal popolo figlio della “grande Madre russa”: perfino mandando a morire in Ucraina centinaia di migliaia di soldatini moralmente assoggettati a una sudditanza assoluta.

R.: E dall’altra parte?

S.: Al polo opposto, il trumpismo porta ai suoi esiti estremi l’etica calvinista da cui, secondo Max Weber, è nato il capitalismo del XX secolo (non quello “temperato” dal cattolicesimo delle banche italiane del Rinascimento). Se è il successo della propria sfrenata attività lavorativa e speculativa la prova della predilezione divina chi meglio la incarna della nuova Destra americana? Trump non è forse acclamato e votato dalle folle dell’integralismo fondamentalista protestante USA che lo vedono come il nuovo messia di questo “Vangelo della prosperità” che fa della ricchezza il segno dell’approvazione divina? Lo stesso Tramp, scampato a due attentati, si descrive come salvato da Dio per questa grande missione. Non ha forse istituito dentro la Casa Bianca l’Ufficio per la fede affidandolo a un’esaltata telepredicatrice pentecostale?

R.: Perché mettere di mezzo Dio?

S.: Perché è l’essenza dell’America che sul dollaro non ha scritto solo “In God we trust” ma anche (in latino!) “Annuit coeptis” che vuol dire “Dio approva le nostre imprese” (sottinteso politiche, economiche, militari). Per non dire del principio costituzionale che garantisce a ogni yankee il diritto a perseguire la (propria) felicità con ogni mezzo: e se questa è a scapito di altri, pazienza. Si dirà che negli USA i cattolici sono decine di milioni: ma anche questi sono stati progressivamente permeati dall’etica calvinista. 

Ecco perché moltissimi di loro hanno votato Trump. Accanto (contro) questi due Vangeli (quello bizantino di Putin e della Santa Russia e quello calvinista di Trump e soci ce ne sarebbe un terzo: il Vangelo dei Poveri di Francesco, ma sappiamo bene che oggi è perdente (e non potrebbe non esserlo, per sua natura).

R.: E l’Italia? E l’Europa?

S.: Sono il campo di battaglia di queste tre opposte letture del Vangelo. Le prime due, lo vediamo proprio con Trump e Putin, possono perfino venire a patti perché si fondano sugli assiomi del potere (la prima) e della potenza economica (la seconda).    

A quella di Francesco potrebbe assomigliare di più la visione laica dello Stato che proprio in Europa è nata per affermare libertà, giustizia e uguaglianza e che oggi subisce l’assalto degli autoritarismi illiberali di Washington (meglio: di New York) e di Mosca.

R.: A questo punto chiedo: e Meloni?

S.: A lei il primo e il secondo modello di cristianesimo piacciono allo stesso modo, ma visto che noi ci troviamo in Occidente asseconda l’imperatore americano e non nasconde la sua simpatia per la concezione gerarchica di una società segnata da spaventose disuguaglianze, quella realizzata dal turbo neoliberismo capitalista. Meloni parla di Patria e di religione, ma l’avete mai sentita parlare di uguaglianza? Non le dispiace per nulla il modello autocratico di Orban e Putin, ma non può esporsi troppo. Appare però determinata a persistere caparbiamente in quella direzione: a che serve il premierato se non a rafforzare il potere del capo del governo a discapito di ogni limitazione e divisione dei poteri?

R.: In definitiva il tema dei “tre vangeli” citato evidenzia un conflitto religioso …

S.: Sì, a mio avviso. Ed è un conflitto religioso profondo ma non percepito che divide anche oggi l’Occidente cosiddetto cristiano. Credo che a fronte della nuova, inedita alleanza fra la religione russo-bizantina di Putin e la religione calvinista incarnata negli USA del Vangelo trumpiano della Prosperità spetti agli uomini liberi difendere la laicità dello stato democratico non confessionale. E a chi vuole essere radicalmente cristiano si offre l’opzione del Vangelo liberante dei poveri, che si batte per l’uguaglianza e la solidarietà planetaria.

R.: Grazie, c’è molto su cui meditare e da prender spunto per passare all’azione.

  • https://www.huffingtonpost.it/esteri/2025/03/05/news/il_peggior_avversario_di_trump_e_lamerica-18589955/?ref=HHTP-BH-I18598101-P2-S2-T1
  • Intellettuali – Sabino Cassese, 2021 Il Mulino
  • Gilberto Squizzato (1949) è giornalista, autore e regista. Ha girato centinaia di inchieste e reportage per i Tg Rai, numerose serie di documentari sceneggiati (Pianeta Est, Interset, La frontiera nascosta, Cosi vicino così lontano), ha inventato la formula televisiva del docufilm (I racconti del 113) e del real movie (I racconti di Quarto Oggiaro, Atlantis, La città infinita, Il tunnel). Ha realizzato l’hystory fiction L’uomo dell’argine dedicata alla figura di don Primo Mazzolari e con Giuseppe Genna ha creato la serie tv Suor Jo, i gialli dell’anima. Ha insegnato al Master di giornalismo dell’Università Statale di Milano e attualmente è docente al Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano.
  • Fonti varie: Wikipedia e https://www.gabriellieditori.it/portfolio-posts/gilberto-squizzato-2/
  • Nota bene: contenuti segnalateci da Gino Dal Santo di Schio, amico e impegnato nel volontariato sociale

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Con affetto


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