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Articolo di Donato Catalano

L’intelligenza artificiale, grazie alla diffusione di dispositivi hardware sempre più economici e performanti e ad algoritmi innovativi, è diventata pervasiva in tutti i settori della vita dell’uomo.

I benefici della sua applicazione sono apprezzabili non solo in ambito medico, finanziario, industriale e tecnologico, ma anche in ambito musicale, artistico, cinematografico, sportivo, sociale e psicologico fino a saturare il quotidiano vivere del comune cittadino che, per scelta o per necessità, ha ormai legato a doppio filo il suo agire ai mezzi di comunicazione ed ai geni della lampada che li abitano. A questo proposito tra i modelli di lampada domestica più diffusi ricordiamo la smart TV e tra quelli di lampada portatile lo smartphone.

L’implementazione delle reti neurali e l’apprendimento automatico delle macchine era fantasia solo pochi anni fa: oggi l’intelligenza artificiale di un computer può essere addestrata e continuare ad autoaddestrarsi per scopi ben precisi ed il suo impiego corretto, responsabile ed etico non potrà che dare una nuova e straordinaria accelerazione al progresso dell’umanità.

In sé una macchina dotata di “intelligenza” non può essere considerata né buona né cattiva. Che essa guidi un autoveicolo in una città trafficata o un missile sul bersaglio, che contribuisca a scoprire un nuovo farmaco o un gas letale, dipenderà solo dal suo costruttore. Come sempre, quello che l’uomo potrà realizzare con essa sarà lo specchio del bene o del male che egli coltiva nel cuore.

Oggi si dibatte molto sui rischi connessi con l’impiego dell’intelligenza artificiale e sull’impatto delle tecnologie GPT (Generative Pre-trained Transformer) sul mercato del lavoro. La loro avanzata sembra troppo turbolenta anche a chi la cavalca da protagonista e da più parti si chiedono regolamentazioni per prevenire e scongiurare il rischio che il conto della sua diffusione incontrollata lo paghino le persone più fragili ed esposte.

Anche Papa Francesco ha affrontato da vari punti di vista la questione nel suo messaggio Intelligenza artificiale e pace in occasione della Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2024. Vi invito a leggerlo nella sua versione integrale con molta calma sul sito del Vaticano.

Volendo limitare il nostro discorso solo a qualcosa che ci tocca da vicino, possiamo dire che l’impiego dell’intelligenza artificiale renderà sempre più difficile distinguere tra un’immagine vera ed un’immagine artefatta, tra una voce umana vera ed una sintetizzata, e questo ci esporrà al pericolo crescente di essere ingannati in quello che percepiamo e di conseguenza in quello che facciamo.

Le informazioni che ci giungono dal mondo che ci circonda e dai mezzi di comunicazione contribuiscono, infatti, alla formazione delle nostre convinzioni e influenzano in modo implicito o esplicito le nostre azioni. Se è vero che sarà sempre più difficile smascherare le bugie con le quali veniamo bombardati, faremo sempre più fatica ad orientarci correttamente nella ricerca del vero e a ben riporre la nostra fiducia.

A questo proposito qualcuno teme che l’intelligenza artificiale possa in qualche modo influenzare anche le credenze personali o addirittura minare le convinzioni di fede di ciascuno. Sarà opportuno, allora, che impariamo a rivolgerci ai geni della lampada con molta cautela e a prendere con le pinze le loro “sagge risposte”, perché non intacchino le nostre convinzioni più profonde.

Per il cristiano la fede non la si acquista né con lo studio dei testi sacri né con l’impiego di altri mezzi umani, perché è un dono, un legame di amore con una persona: Gesù.  È lui che si rivela, ci concede la sua amicizia e si dona totalmente a noi senza condizioni.

Così come si chiede l’amicizia su Facebook a qualcuno, così il dono della fede va chiesto con insistenza nella preghiera quotidiana.

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo» (Matteo 11,25-27).

Come l’amicizia e l’amore si rafforzano con la frequentazione dell’amico o della persona amata, così la fede cresce, coltivando il rapporto con Gesù. Da parte sua, Lui non ci lascia mai soli. Ci ha dato lo Spirito Santo, il Paraclito che ci accompagna, ci difende e ci consiglia sia quando camminiamo nel mondo reale, sia quando navighiamo in quello virtuale.

Sappiamo che le verità di fede non sono discutibili e neanche la Chiesa, madre e maestra ci lascia mai soli. In seno alla chiesa è nata Magisterium AI una chatbot sul modello di ChatGPT che fornisce a chi la consulta risposte in linea con il magistero della chiesa cattolica.

A chiusura del discorso, riporto un breve stralcio del messaggio del Papa su Intelligenza artificiale e pace nel quale esprime la raccomandazione che noi cristiani ci prepariamo a fronteggiare attivamente l’avanzata delle nuove forme di “intelligenza”.

L’educazione all’uso di forme di intelligenza artificiale dovrebbe mirare soprattutto a promuovere il pensiero critico. È necessario che gli utenti di ogni età, ma soprattutto i giovani, sviluppino una capacità di discernimento nell’uso di dati e contenuti raccolti sul web o prodotti da sistemi di intelligenza artificiale. Le scuole, le università e le società scientifiche sono chiamate ad aiutare gli studenti e i professionisti a fare propri gli aspetti sociali ed etici dello sviluppo e dell’utilizzo della tecnologia.

(Intelligenza artificiale e pace – Messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale della Pace 1° gennaio 2024)

Per approfondire:

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