STELLA SPENTA

Novità per la Novità in Lettera e Testimonianza postuma di Parnia Abbasi
A cura di Gianni Faccin per la rubrica letteraria
Come preannunciato, con il mese di settembre la nostra uscita mensile quale “rubrica letteraria”, solitamente collocata nei fine mese, si arricchisce.
Infatti, non saranno più soltanto recensioni di libri o di riviste, ma offriremo anche interventi, brani e spunti tratti da pezzi giornalistici, da blog o riviste digitali e da social i più diversi, aventi rilevanza e interesse per gli argomenti trattati o per le particolari visioni proposte, a nostro parere, degne di attenzione.
E cominciamo dedicando attenzione alle contraddizioni e alle ansie di un paese da sempre nel centro dell’interesse generale: l’Iran.
Ricordiamo che anticamente il paese era conosciuto con il nome di Persia, dal 1935 Iran su richiesta dell’allora sovrano lo scià Reza Pahlavi. Persia viene ancora usato ai giorni nostri, soprattutto per contestualizzare aspetti riguardanti una terra ricca di cultura e di storia, ma non solo.
Le vicende dell’Iran sono da sempre e spesso sulle prime pagine dei media (recentemente ne abbiamo scritto anche noi circa il sequestro della giornalista Cecilia Sala) e più recentemente per le aperte ed armate ostilità tra gli stati di Israele e di Iran, appunto.
Nel momento in cui usciamo nel web, non ci è stato dato di scrivere circa gli sviluppi della rapida ed ufficiale guerra tra le due nazioni scoppiata in piena estate, ma quello che colpisce di più è la costante carneficina che da entrambe le parti, e purtroppo non è una situazione isolata come sappiamo, continua da tempo e tutt’altro che contrastata.
Sembra quasi vi sia una rassegnazione generale al riguardo, un fenomeno che pare si trasformi in assuefazione. I missili contro i civili e civili bambini pare sia una pratica efficace, da rendere normale.
Tra i civili uccisi e spesso fatti scoppiare in aria, anche persone culturalmente impegnate o attivisti.
È il caso di Parnia Abbasi, giovane poetessa iraniana nata nel 2002 e assassinata come tante altre vittime dei raid israeliani sull’Iran del giugno scorso. Parnia aveva scritto una poesia, che riportiamo tradotta e ripresa dal Corriere della Sera (Luca Mastrantonio), un brano struggente dal tono profetico, dato l’accaduto.
Nei versi, Parnia parla di una stella spenta, ne parla in prima persona, rivolgendosi a questa sua ombra. “Insieme passiamo”, scrive, “e la più bella poesia / da qualche parte / diventa silenzio”. Un critico letterario (Gianluigi Coltri) dice che “Vengono i brividi, pensando alla conclusione della parabola umana di questa giovane poetessa. Resteranno i suoi versi, ma avremmo tutti preferito che restasse anche lei”.
Ecco la poesia.
Stella spenta,
ho pianto per entrambe
per te e anche per me.
Tu che le stelle delle mie lacrime
soffi nel firmamento.
Nel tuo mondo, la libertà della luce
nel mio mondo, il gioco delle ombre.
Insieme passiamo
e la più bella poesia
da qualche parte diventa silenzio.
Tu sorgi altrove
e sussurri il pianto dell’esistenza
ma io ovunque mi compio mi consumo
e brucio come una stella spenta,
dissolta polvere nel tuo cielo.
.
[“Stella spenta”, di Parnia Abbasi, trad. Francesco Occhetto]

Chi era l’autrice?
Parnia Abbasi, 23 anni, era poetessa, insegnante di lingua inglese e impiegata.
Mancavano pochi giorni al suo compleanno. Si era laureata in traduzione linguistica presso l’Università Internazionale di Qazvin e recentemente era stata ammessa al corso di laurea magistrale in management. Il padre di Parnia era un pensionato del Ministero dell’Istruzione, mentre la madre era un’ex dipendente bancaria in pensione.
Altri dettagli su Parnia e su quanto le è accaduto si possono trovare QUI

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Con affetto
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