di Giorgio Santacaterina
La manifestazione della divinità di Gesù Cristo ai Magi, cioè all’intera umanità; i doni portati dai Magi come i doni materiali che facciamo in occasione delle feste; il dono relazionale come legame interpersonale e generazionale.
Sono finite le feste, Natale ed Epifania sono ormai alle nostre spalle. Un anno impegnativo si è appena concluso. È tempo di bilanci. A ciascuno di noi rimane la riconoscenza per quello che abbiamo ricevuto, la gioia per quello che siamo riusciti a donare, ma anche la consapevolezza dei limiti del nostro operare.
Per il nostro Gruppo Sociale e Missionario è stato un periodo ricco di doni. Tra quelli materiali, assai utili ed apprezzati, ricordo qui brevemente la generosità del Gruppo Amici del Burraco di Poleo e di Historic Club di Schio, ma anche la solidarietà espressa concretamente da una intera famiglia che quest’anno anziché scambiarsi doni, con i figli, ha deciso di devolvere il controvalore a favore di chi è in stato di necessità. A tutti voi il nostro grazie più riconoscente.
Abbiamo ricevuto in dono gli sguardi ed i sorrisi delle persone che abbiamo incontrato. Ma anche le lacrime di chi si è affidato a noi in cerca di compagnia e di sostegno. La fiducia delle istituzioni e delle associazioni con le quali abbiamo collaborato per realizzare i nostri progetti di solidarietà. Il supporto, qualche volta palese altre volte silenzioso, dei nostri associati. Ed ancora la fiducia reciproca e l’amicizia crescente tra i membri del Consiglio Direttivo. La gioia per le attività completate ed il rammarico, mai delusione, per quelle non realizzate. La innovativa progettualità ed il coraggio per le sfide future.
Abbiamo visto le nostre volontarie ed i nostri volontari impegnarsi con convinzione nella nuova avventura dell’Emporio Solidale ‘Il Cedro’, mettendo a disposizione energie, tempo e competenze. E che dire di chi anima i nostri Centri di Ascolto? L’obiettivo è quello di offrire ascolto profondo, empatico, prendersi cura delle persone, fare compagnia a chi si sente solo, sostenere chi si è scoraggiato, accompagnare chi si impegna in un percorso di rinascita. Quindi il donarsi all’altro.
Grazie! Semplicemente grazie!

A questo punto propongo alcuni stralci della lezione magistrale che Enzo Bianchi, allora priore della comunità monastica di Bose, tenne a Carpi nel settembre del 2012 “Il vero dono non vuole la reciprocità”: Donare significa per definizione consegnare un bene nelle mani di un altro senza ricevere in cambio alcunché. Bastano queste poche parole per distinguere il «donare» dal «dare», perché nel dare c’è la vendita, lo scambio, il prestito.
Nel donare c’è un soggetto, il donatore, che nella libertà, non costretto, e per generosità, per amore, fa un dono all’altro, indipendentemente dalla risposta di questo. Potrà darsi che il destinatario risponda al donatore e si inneschi un rapporto reciproco, ma può anche darsi che il dono non sia accolto o non susciti alcuna reazione di gratitudine. Donare appare un movimento asimmetrico che nasce da spontaneità e libertà …
La tentazione dell’uomo è quella di dare, piuttosto che se stesso, altre cose a lui estranee …
Ma cosa significa donare se stessi?
Significa dare la propria presenza e il proprio tempo, impegnandoli nel servizio all’altro, chiunque sia, semplicemente perché è un uomo, una donna come me, un fratello, una sorella in umanità. Dare la propria presenza: volto contro volto, occhio contro occhio, mano nella mano, in una prossimità il cui linguaggio narra il dono all’altro.

Ma il dono all’altro – parola, gesto, dedizione, cura, presenza – è possibile solo quando si decide la prossimità, il farsi vicino all’altro, il coinvolgersi nella sua vita, il voler assumere una relazione con l’altro. Allora, ciò che era quasi impossibile e comunque difficile, faticoso, diviene quasi naturale perché c’è in noi, nelle nostre profondità la capacità del bene: questa è risvegliata, se non generata, proprio dalla prossimità, quando cessa l’astrazione, la distanza, e nasce la relazione …
Ogni vita umana è istituita dal debito dell’amore, grazie al quale l’altro è colui del quale si è responsabili, una persona che, una volta incontrata, ha diritto a essere destinataria dell’amore in virtù della prossimità che si è creata.
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