Ho sete: apro anelante la mia bocca, perché ho sete dei tuoi comandi

Durante la sua agonia sulla Croce, poco prima che tutto sia compiuto secondo la volontà del Padre, Gesù, per adempiere la scrittura, dice: “Ho sete”.
Ripercorrendo con la mente le sue ultime ventiquattro ore, l’affermazione può apparire di poco conto. Dal momento della cattura a quello della crocifissione gli eventi ed i maltrattamenti a cui è sottoposto si susseguono, infatti, ad un ritmo impressionante.
Se si tende l’orecchio ad ascoltare il mondo che lo tortura, si riesce a percepire intorno a Lui un vociare orrendo, ma, se si guarda e si ascolta l’Uomo, il resto scompare e si percepisce solo un’armonia divina carica di mistero, la stessa del momento della sua nascita.
Allora un Bimbo nasceva per noi accompagnato dal coro degli angeli ad illuminare la nostra notte, mentre ora si scatena contro l’Agnello di Dio l’inferno con le sue tenebre ed il suo odio, cercando di annientarlo.
“Ho sete” non è solo la risposta di un Uomo ad un’esigenza biologica, ma anche la chiave di volta dell’arco perfetto della redenzione dell’uomo che trova sul Golgota il suo compimento nella crocifissione di Gesù.
Proprio mentre Gesù è nudo, inerme, morente e non può sfuggire alla logica diabolica del male e della morte che lo inchioda alla croce, Dio rivela l’inconcepibile assurdità del suo Amore per noi e abbraccia il mondo intero con la sua infinita Misericordia: la magnifica opera della redenzione è compiuta.
Gesù, obbediente al Padre fino alla morte, dona sé stesso e si fa innalzare al cielo per redimere l’uomo di ogni tempo.

La pietra che i costruttori hanno rifiutato
è diventata la pietra più importante.
Questo è opera del Signore ed è una meraviglia per i nostri occhi.
(Matteo 21, 42)
Meditando sulle parole “ho sete”, si scopre che la crocifissione è un evento fuori dal tempo o, meglio ancora, di ogni tempo, fuori dallo spazio o meglio ancora di ogni luogo.
Tra la folla scatenata contro Gesù ci siamo anche noi, oggi. A modo suo qualcuno di noi lo frusta, qualcun altro intreccia la corona di spine, altri gli caricano addosso la croce che hanno preparato, altri ancora gli piantano i chiodi nelle carni, qualcuno si ingegna a lanciargli contro dei sassi, in tantissimi lo oltraggiamo con sputi ed insulti…
Ma, se per un momento ognuno di noi si fermasse a contemplare e ad ascoltare l’Uomo che sta torturando fino ad ucciderlo, verrebbe accolto nel profondo mistero della croce e non avrebbe altra scelta che piangere di gioia, constatando come si scompongono nel suo cuore le parole “ho sete” di colui che mendica acqua e che nonostante le sofferenze si rivolge al Padre dicendo:

Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
(Luca 23, 34)
Per gli esseri viventi l’acqua è un elemento indispensabile e l’uomo, se non beve, in pochissimi giorni muore. A differenza degli altri animali, però, egli ha anche uno spirito che geme e chiede di continuo di essere dissetato. In ogni uomo, infatti, Dio ha posto un’anima immortale che ha sete del suo creatore ed ha bisogno di essere in sintonia con Lui.
Tu sei il mio Dio e io ti cerco.
Sono assetato di te, ti desidero con tutto me stesso,
come se fossi terra arida, secca, senz’acqua.
(Salmi 63, 2)
Gesù sofferente ed assetato dell’uomo muore sul Golgota, per dissetarlo con la sua acqua viva.
Le sue parole “ho sete“, penetrando dolcemente in ciascuno di noi, si sciolgono nell’anima che le riconosce e le accoglie nel loro vero significato:
“La mia sofferenza sulla croce è per te.
Sei sulla lista delle persone che sono venuto a salvare,
perché sei preziosissimo ai mei occhi.
Non mi importa quanto mi hai ferito
e quanto ti sei sporcato nel mondo.
Ti voglio bene, non temere, lasciati abbracciare”.
A ciascuno di noi la libertà di ripetere con il salmista:
Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi (Salmi 119, 131).
Per approfondire:
Il racconto della crocifissione di Gesù secondo Maria Valtorta:

A TUTTI VOI, I NOSTRI MIGLIORI AUGURI DI BUONA PASQUA!
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