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Dialogo con Silvia Cogo, autrice della tesi di laurea “Crescere in contesto multiculturale – la voce dei protagonisti” del 2021 – a cura di Gianni Faccin

Copia dell’elaborato è disponibile presso LIBRARSI LIBERI.

Redazione: Abbiamo accolto con molto piacere in LIBRARSI LIBERI una copia del tuo elaborato con cui hai concluso il tuo percorso di studi universitari (laurea in Scienze dell’Educazione – Università di Verona). In sintesi di che si tratta?

Autrice: L’ oggetto del mio lavoro, a cui tengo molto, è il tema delle seconde generazioni, ossia i figli di immigrati nati e cresciuti qui da noi. In particolare ho approfondito i temi riguardanti la condizione giuridica, lo stato di figli di persone straniere e la crescita-formazione dell’identità in un contesto multiculturale.

R.: Quali sono le ragioni che ti hanno portato ad approfondire questi argomenti?

A.: Sono molteplici. Principalmente perché sono temi di estrema attualità a livello pubblico e politico. Si nota un riconoscimento mancato che non è solo normativo, ma che si riflette sulla vita quotidiana dei figli di stranieri, etichettati e quindi trattati come diversi, altri.

R.: Mi pare ti senta coinvolta direttamente …

A.: Certo. C’è anche una mia vicinanza personale al tema: penso ai compagni di scuola, ai colleghi universitari, ai bambini della comunità di accoglienza in cui lavoro, a quanto il loro aspetto fisico e la provenienza dei loro genitori li mettano troppo spesso in situazioni disagevoli e comportino un mancato riconoscimento di diritti che a me sono sempre stati garantiti.

R.: Che cosa ti ha aiutato di più in questa narrazione?

A.: Di sicuro l’entusiasmo che ho sentito dentro di me rispetto all’idea, poi praticata, di intervistare personalmente i giovani destinatari dell’indagine, lasciando loro tutto lo spazio necessario di esprimersi e raccontarsi.

R.: Come è strutturato, in breve, l’elaborato?

A.: Nel primo capitolo ci sono i concetti relativi a definizioni di seconde generazioni e i dati statistici inerenti alla situazione italiana, nonché una presentazione del quadro normativo interno verso l’acquisizione della cittadinanza e altri aspetti riguardanti i problemi pratici vissuti dagli stranieri e alle iniziative di movimenti e associazioni in favore di una modifica legislativa. 

Segue un secondo capitolo che affronta tre questioni fondamentali: il problema dell’”identità” secondo le teorie principali (prospettiva psicanalitica, sociologica, antropologica e costrutti biculturale e di auto-identificazione); il distinguo esperienziale tra “prima” e “seconda” generazione di immigrati; per finire il tema dei fattori di rischio e di protezione che condizionano il processo di crescita in ambito multiculturale e il ruolo della scuola nella formazione dell’identità.

R.: Silvia, mi rendo conto che dovremmo dedicare più spazio a questa narrazione. Pertanto lo approfondiremo anche in altra sede. Ti voglio comunque chiedere: oggi che cosa significa essere una persona di seconda generazione?

A.: La caratteristica principale di essere persone di seconda generazione è la “duplicità”. Sono i cosiddetti “figli altrove” che si trovano esattamente a metà tra due mondi, due culture: quella italiana e quella della famiglia di origine. Questo può essere facilmente fonte di ambiguità e di confusione.

R.: Non c’è anche qualcosa di positivo in ciò?

A.: Senz’altro. Visto come crescita personale. Ci sono studi, come quello di Benet-Martinez, che dimostrano che gli individui biculturali, se consapevoli di ciò, sanno più facilmente gestire situazioni di ambiguità e confusione culturale.

R.: Lo dici con fierezza …

A.: Infatti c’è una bellezza nell’essere biculturali. È una preziosa opportunità di crescita. Pensiamo alla fierezza di rappresentare la cultura d’origine e portarne avanti i valori e le tradizioni; alla sensazione di essere parte di una comunità unita; ai vantaggi derivanti dalla conoscenza e pratica di due lingue e di due culture …

R.: Tu dici che c’è più apertura?

A.: Non solo. C’è maggior flessibilità e apertura mentale, ma anche più propensione allo spostamento e più capacità di “essere ponte” tra famiglia e società, in pratica tra famiglia di origine e italiani.

R.: Grazie Silvia.

Il dialogo completo con Silvia Cogo lo puoi trovare sul sito di Associazione Libellula, cliccando QUI.

BUONA LETTURA!

Una copia dell’elaborato è disponibile presso la nostra sede di LIBRARSI LIBERI, in casa del giovane a Poleo (Schio).

Mandaci un messaggio presso info@gsmsangiorgio.org oppure tramite i nostri social Facebook e Instagram per riceverla gratuitamente!

Con affetto


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