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DISTRUGGERE LA PALESTINA?

La politica israeliana dal 1948. Focus su libro di Tanya Reinhart Distruggere la Palestina edito da Mondolibri – 2002, a cura di Gianni Faccin per Librarsi Liberi

E adesso? Che sarà? Sarà pace vera o pace condizionata? O per necessità di business? Staremo a vedere, intanto la Palestina è stata devastata, distrutta e, in ogni caso, nulla sarà più come prima. E i tanti corvi anche nostrani stanno sorvolando il territorio violentato e reso invivibile alla ricerca di spazi in cui sfogare i propri appetiti.

Ecco allora un approfondimento su quanto è accaduto e lo facciamo con un  libro uscito in epoca non sospetta che riprende la questione dagli inizi, ossia da dopo la fine della seconda guerra mondiale. Molti altri pubblicati, anche recentissimi, si aggiungono a questa pietra miliare dell’analisi di un popolo in costante guerra e delle politiche adottate soprattutto da parte israeliana.

L’autrice, Tanya Reinhart, è essa stessa israeliana essendo nata a Haifa, ma è morta nel 2007 a New York. È stata una linguista, scrittrice, giornalista, docente ed attivista per la pace israeliana. Considerata una antisionista radicale, Tanya ha spesso pubblicato articoli sulla guerra israeliano-palestinese sul quotidiano israeliano Yediot Aharonot e in altre testate.

Nel mentre usciamo nel web, non sappiamo tutto degli sviluppi avvenuti durante gli scorsi mesi ma poco importa, lo scopo qui è cercare un punto di vista che si distingua dalle usuali comunicazioni di rito che i media (tutti o quasi) ci impartiscono dando spesso per scontato quali siano i presupposti dell’odio storico che spiega il perdurare – a fasi alterne – di negoziati che non garantiscono giammai il raggiungimento di una “vera pace”. 

E temiamo che anche in questo frangente, al di là della perdurante propaganda, non vi sia lo scopo di una vera pace, ma bensì lo scopo di un ritorno economico dagli ingenti investimenti d’armi, compresi i droni mai così attuali.

Per chi volesse approfondire senza rimanere succube dei vari servizi televisivi, delle analisi generaliste di tanti media o, peggio, dei “si dice che …”, ecco il libro disponibile tra i titoli della nostra libroteca-rivisteria.

Ma cos’è questa guerra interminabile, che ai giorni nostri sfiora i livelli di un olocausto?

Gli israeliani l’hanno definita a suo tempo guerra d’Indipendenza, i palestinesi Naqba che significa “catastrofe”.

Israele nasce, nel 1948, con la cacciata di oltre 700.000 palestinesi dalle loro terre, a cui non hanno più fatto ritorno.

Tanya è cresciuta nella convinzione che quel peccato originale si potesse perdonare perché commesso per esorcizzare il timore di un nuovo olocausto. Ma nel 1967, qualcuno si ricorderà, a seguito di una nuova guerra a largo raggio che ha portato all’invasione della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e delle alture del Golan, territori per anni occupati e oggetto oggi dei noti bombardamenti e genocidi, Israele ha dimostrato di non accontentarsi di quanto riconquistato, della patria riconquistata, come dice Tanya. 

In preda ad una sindrome di accerchiamento, la leadership politica non ha tenuto in conto le conseguenze di una simile operazione, e lo scoppio della prima Intifada (1) ha mostrato al popolo israeliano quanto fosse alto il prezzo di quella politica di occupazione militare.

Nel 1993, dopo il noto vertice di Oslo (2), molti si ricorderanno la stretta di mano fra Rabin e Arafat, il ritiro dai territori occupati e la formazione di uno stato palestinese sembravano cosa fatta. Tutti sappiamo che non è stato così. Nel 2000, le condizioni dei palestinesi nella Striscia di Gaza erano nettamente peggiorate e tutte le speranze che gli accordi avevano alimentato erano evaporate. Per l’autrice, gli anni successivi a Oslo, da governo Barak (3) allo scoppio della seconda Intifada (4) – passando per Camp David – costituiscono il periodo più buio dell’intera vicenda.

Ovviamente, l’autrice non ha potuto assistere agli eventi bellicosi recenti e alle conseguenze indescrivibili a cui è stata sottoposta la popolazione palestinese, in seguito al famoso 7 ottobre ’23. Eventi che sono durati pesantissimamente fino a un mese fa e, nel momento in cui scriviamo, si sono arrestati, speriamo per sempre.

Rimanendo sul libro in evidenza, in questo saggio l’autrice narra e approfondisce quelli che sono i presupposti per capire quanto oggi sta avvenendo.

In pratica, Tanya ripercorre il decennio 1990-2000 per illustrare come la strategia messa in atto da Israele “non vada interpretata alla stregua di una risposta al terrore o di una forma di autodifesa, ma come il risultato di un disegno architettato e attuato sistematicamente: l’espulsione completa del popolo palestinese dalla Terra santa”. Fu lo stesso Sharon (5) a confermarlo quando dichiarò che la guerra contro i palestinesi altro non era che la seconda parte della guerra del 1948”.

Da questo a pensare che siamo addivenuti quasi alla fine del processo su vasta scala voluto da Israele con quanto sta succedendo in Palestina nell’ultimo anno, il passo è breve.

Il libro in evidenza offre un’analisi basata su una puntuale ricostruzione dei fatti e sulle dichiarazioni degli esponenti politici dei due fronti. E a raccontare tutto ciò è la voce di Tanya Reinhart, intellettuale israeliana, che per anni si è battuta per la pace e per contrastare i luoghi comuni imposti dalla propaganda e diffusi dai media, tra i quali molti media occidentali.

Raccomandatissimo!

Immagini: varie dal web

Note (da Wikipedia):

(1) La prima intifada (in origine semplicemente intifada, che in arabo significa “rivolta”) fu una sollevazione palestinese di massa contro il dominio israeliano che iniziò nel campo profughi di Jabaliya nel 1987 e presto si estese attraverso Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est. L’azione palestinese si espresse in un gran numero di forme, inclusi la disobbedienza civile, gli scioperi generali, il boicottaggio di prodotti israeliani, i graffiti e le barricate, ma furono i lanci di pietre da parte dei giovani contro le forze di difesa israeliane (IDF) che portarono all’Intifada notorietà internazionale. (2) Gli accordi di Oslo, ufficialmente chiamati Dichiarazione dei Principi riguardanti progetti di auto-governo ad interim o Dichiarazione di Principi (DOP), sono una serie di accordi politici conclusi ad Oslo (Norvegia) il 20 agosto 1993 e ratificati il 13 settembre dello stesso anno. (3) Ehud Barak è un politico e generale israeliano ed è stato primo ministro di Israele dal 17 maggio 1999 al 7 marzo 2001. (4) La seconda intifada è stata la rivolta palestinese esplosa a Gerusalemme il 28 settembre del 2000, in seguito estesa a tutta la Palestina, e proseguita fino all’inizio del 2005.  Secondo la versione palestinese l’episodio iniziale fu la reazione a una visita, ritenuta dai palestinesi provocatoria, dell’allora capo del Likud Ariel Sharon (accompagnato da una delegazione del suo partito e da centinaia di poliziotti israeliani in tenuta antisommossa) al Monte del Tempio, luogo sacro per i musulmani e gli ebrei situato nella Città Vecchia. (5) Ariel Sharon, è stato un politico e generale israeliano.

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Con affetto


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